NUOVA SEDE DELLA SEA – QUANDO IL DENARO PUBBLICO NON HA VALORE

NUOVA SEDE DELLA SEA – QUANDO IL DENARO PUBBLICO NON HA VALORE

Nell’aprile 2017 il nostro gruppo consiliare aveva depositato e discusso in consiglio comunale una mozione che mirava alla revoca dell’avviso pubblicato del 10.03.2017 con il quale la municipalizzata S.E.A. rendeva noto di voler acquistare un bene immobile da adibire a sede legale della medesima.

Avevamo giustificato la nostra posizione politica evidenziando che il Comune di Campobasso avesse già disponibili immobili nei quali trasferire gratuitamente la sede legale della società. L’obiettivo, quindi, era quello di evitare un inutile, quanto dispendioso sperpero di denaro pubblico, posto che la SEA vive dei soli trasferimenti che il Comune di Campobasso incassa con la TARI.

Nonostante ciò e nonostante le repliche al vetriolo della S.e.a. e del suo presidente Sabatini, che addirittura ci accusava di fare politica spicciola senza tuttavia entrare nel merito della questione, quell’acquisto è stato comunque disposto al costo di € 235.000,00, oltre oneri di ristrutturazione stimati in circa 120.000,00.

Ferma quindi la nostra posizione di utilizzare beni già nella disponibilità dell’Ente, magari anche recuperando parte del patrimonio pubblico comunale oggi dismesso – gli esempi sono vari: cittadella dell’economia, locali di viale del Castello, via Emilia, via Toscana, lo stesso capannone della Sea opportunamente riadattato con soppalco ecc. – l’immobile in questione sarà acquistato in deroga allo stesso avviso pubblico della Sea.

Infatti, l’immobile, oggi di proprietà di una società romana, la Ifmi s.r.l. con sede in Velletri, è stato costruito nel 1980, ha una superficie di 640 mq ed avrà bisogno di una serie di opere di adeguamento/ristrutturazione. Quindi, non è di recente costruzione (veniva richiesto preferibilmente come anno di costruzione a partire dal 1996) ed ha una superficie pari al doppio del minimo richiesto nel bando (ricordiamo, a partire dai 300 mq).

Per giustificare questa “deroga” all’avviso pubblico, la Sea fa riferimento alla convenienza dell’operazione, che farebbe acquistare un bene ad un prezzo molto inferiore al valore di mercato e soprattutto alle offerte delle ditte partecipanti, 4 in particolare, che improvvisamente, mentre erano in trattativa per vendere, si sono viste surclassare da una società che non aveva neanche partecipato all’avviso pubblico.

La vicenda ha risvolti anche di natura giuscontabile, posto che dal 2014 vige il divieto in capo alle amministrazioni pubbliche ed agli enti territoriali, di acquistare beni immobili, sia direttamente che indirettamente, salvo non si evidenzino la mancanza di soluzioni alternative equipollenti e l’indifferibilità dell’acquisto. Questioni entrambi inesistenti nel nostro caso, tanto che interesseremo la Corte dei Conti al fine di sapere se questo acquisto rispetta o meno la normativa in tema di “spending review”.

Resta inoltre da accennare alla vicenda dell’avviso pubblico del 7 febbraio u.s., con il quale la SEA ha pubblicato l’avviso per la costituzione di un elenco di idonei di personale operativo da assumere a tempo determinato. Sebbene la procedura rispetti la previsione normativa, ci permettiamo di evidenziare che per ragioni di opportunità, la SEA, in quanto proprietà del comune al 100% e quindi senza alcuna partecipazione di privati, bene avrebbe fatto se avesse attivato la procedura prevista per gli enti pubblici ovvero assumere attingendo dagli iscritti alle liste di collocamento dei centri per l’impiego.

Insomma, da un Sindaco e da un dirigente di lunghissimo corso, ci saremmo aspettati scelte più utili e soprattutto più rispettose dei principi della economicità e dell’efficacia della Pubblica Amministrazione. E dal C.d.a. della Sea, anch’esso con alle spalle una lunga esperienza, ci saremmo aspettati risultati certamente diversi. Verrebbe da dire: alla faccia delle competenze e dell’esperienza, con buona pace dei soldi dei cittadini.

Intelligenti pauca!

 

immagini tratte dal web: proprietà sito “tecnocasa”