Gazebi e dehors: la giungla campobassana!

Il vice sindaco Chierchia nonché assessore all’urbanistica, con una rediviva verve pre-elettorale, torna a parlare del suo operato, sbandierando grandi risultati e grandi cambiamenti nel settore di sua competenza.

Qualche settimana fa, infatti, insieme al presidente della omonima commissione Bucci, la prof.ssa Chierchia parlava di grandi cambiamenti nel settore, in particolare della semplificazione amministrativa relativa alle autorizzazioni per l’installazione di impianti fotovoltaici e tra gli altri, anche di gazebo o dehors largamente presenti in città nel periodo estivo per le attività di bar o ristoranti:

E proprio quest’ultimo argomento riporta alla ribalta la questione del decoro e della bellezza architettonica di questi manufatti, oggi installati dai vari esercenti in totale libertà posto che nessun regolamento è stato mai approntato dalla struttura comunale.
Un vero peccato, perché in questi quattro anni non abbiamo mai fatto mancare il nostro appoggio anche per temi come questi, che anzi, erano parte del nostro programma elettorale.
Nonostante l’argomento sia stato trattato in commissione urbanistica e nonostante i fiumi di parole (e di gettoni di presenza) spesi, i dehors non hanno mai avuto la loro regolamentazione.

Il risultato? E’ presto detto: la città è invasa da strutture totalmente diverse tra loro; alcune gradevoli ed esteticamente in linea con il luogo, altre sembrano più adatte ad eventi fieristici e sagre.

Ma per l’assessore Chierchia – la coautrice, insieme al collega Ramundo, del pasticcio di piazza municipio, dove ebbero l’ardire di sostenere che lo spostamento delle fioriere sulle soglie di travertino, era dettato anche per consentire un risparmio di costi nei lavori per il passaggio del tubo di irrigazione – tutto è ben fatto, tutto è rivoluzionario. Se poi si fa notare che le soglie di travertino non sono state sollevate ma l’impianto di irrigazione è stato fatto passare – come è normale che sia – al di sotto dei cubetti di porfido, iniziano gli imbarazzi ed i “non ricordo”.

Peccato, perché la città si è ulteriormente imbruttita, autorizzando le cose più varie ed assurde nel nome di non si sa quale principio estetico, né di logica del governo di un territorio, quello di CB per l’appunto… ma possiamo essere certi che la prossima replica in consiglio comunale ricalcherà le precedenti, secondo il leitmotiv in auge per l’assessore: “ma perché, a Roma?”

immagine tratta dal web: “noivastesi”