Il Comune è come una vecchia signora, ormai non più ricca, costretta a svendersi gli ultimi gioielli di famiglia.
Tristezza…
La Farmacia Comunale 1 era una delle tante farmacie del centro di Campobasso. Ben 7 farmacie su 13 erano presenti tra Corso Vittorio Emanuele, piazza Prefettura e piazza Cesare Battista. Quindi la metà delle farmacie del comune si erano concentrate in centro e non rispondevano alla distribuzione reale ed alle esigenze della cittadinanza ne alle reali esigenze di essa.
Alcune aree della città risultavano sfornite del servizio pur avendo una concentrazione di popolazione superiore, il quartiere attorno via Calabria era uno di questi.
L’amministrazione Massa rispettò quindi la promessa elettorale di trasferire la farmacia Comunale 1 ubicata nel palazzo san Giorgio, in centro, in una delle zone più popolose ma sprovvista di tale servizio.
Trasferimento permesso dall’approvazione, negli anni precedenti il 2000, dell’attribuzione di nuove sedi farmaceutiche nella nuova pianta organica delle farmacie della città.
Il trasferimento fu criticato da alcuni esponenti dell’opposizione di allora perché causa di una riduzione del fatturato. Se in parte può essere realmente verificatosi una caduta del fatturato, è anche vero che l’istituzione di una farmacia a titolarità comunale esiste per dare un servizio alla popolazione.
La nostra proposta è, e lo sarebbe stato per tutte e tre le farmacie, quella di ampliare i servizi disponibili:
I tre Decreti ministeriali del 16 dicembre 2010 e dell’8 luglio sulla farmacia dei servizi, hanno previsto l’erogazione di servizi e prestazioni professionali ai cittadini quali prestazioni analitiche di prima istanza (analisi del sangue e test alimentari, ovulazione…) e di secondo livello erogabili con dispositivi strumentali (misurazione capacità polmonare, elettrocardiogrammi, collegamenti con centri cardiologici, ecc) ma anche prenotazioni per visite specialistiche (cup-pas); nonchè la presenza di infermieri e fisioterapisti che possono erogare sia all’interno della farmacia, sia a domicilio del paziente, ulteriori prestazioni rientranti fra quelle effettuabili in autonomia secondo il proprio profilo professionale.
Tutti questi servizi hanno un costo, è vero, ma sono in grado di rendere un servizio in più alla popolazione, un valore aggiunto che può e deve permettersi il comune che aveva a disposizione tre presidi in tre diverse zone della città.
È irrazionale svendere una farmacia perché non si dispone del personale per coprire gli orari di apertura delle stesse come è assurdo pensare che 1.355.000,00€ sia il prezzo di mercato, come dice l’assessore al bilancio Toma.
Con una ristrutturazione amministrativa delle tre farmacie, con l’ampliamento dei servizi da offrire ai clienti, con una adeguata politica di acquisto delle scorte di magazzino, con un serio controllo delle giacenze di magazzino, con degli obiettivi chiari e congrui da stabilire per tutti i dipendenti e soprattutto per i dirigenti responsanbili, si sarebbero certo risanate sia le perdite finanziarie sia ristabilito tutti gli arretrati di ferie e straordinari dei dipendenti.
Come fa a dire Toma che il servizio adesso sarà molto più elevato, quali motivazioni logiche lo portano a pensare ciò? Come fa ad essere certo che i nuovi proprietari della farmacia non usufruiscano del diritto di poter spostare la farmacia in zona potenzialmente più redditizia?
Il ricavato della svendita della farmacia servirà a completare le case popolari di via facchinetti?
… se ci vogliamo aggiungere a chi saranno destinate queste case… chi ne ha veramente diritto?
con i soldi del comune?
Tre farmacie dei servizi dislocate in tre zone diverse della città, usate come presidi sanitari a tutto campo: Quali e quanti benefici avrebbero portato alla popolazione in termini di soddisfazione sociale?
Importante evidenziare che il comune ha l’obbligo di presentare un bando di gara per l’assegnazione di due nuove farmacie in Campobasso (con la riforma Monti si è ridotto il quorum di abitanti per farmacie). Una potrebbe essere opzionata dal Comune e potrebbe essere oltre che un segnale di rottura con le vecchie amministrazioni, anche un rilancio di una nuova società: “Farmacie comunali riunite” che sappia sfruttare appieno l’importanza che hanno come presidi sanitari pubblici già presenti sul territorio.