Bocciata nello scorso consiglio comunale, la mozione presentata dal Movimento 5 Stelle finalizzata all’istituzione del “Question time” per i cittadini, uno strumento di facile adozione e che consentirebbe una maggiore e più efficace partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa.
Sono molte le amministrazioni che hanno già adottato questa possibilità, che consiste nel riservare una porzione del consiglio comunale, di solito mezz’ora o un’ora, alle domande dirette che i cittadini, opportunamente accreditati secondo una procedura regolamentata, volessero rivolgere al sindaco, alla giunta o comunque all’amministrazione.
La partecipazione del cittadino alla vita democratica è un principio che discende direttamente dal diritto di sovranità popolare e dal diritto di cittadinanza, riaffermato sia dalle normativa europee che da quelle nazionali, che sostengono la partecipazione diretta dei cittadini e la massima trasparenza nelle comunicazioni tra pubbliche amministrazioni e cittadini, attraverso quattro elementi fondamentali: il diritto all’accesso, il diritto all’informazione, il diritto alla formazione, il diritto alla partecipazione .
L’adozione del Question Time per i cittadini avrebbe quindi consentito alla città di Campobasso di fare un notevole slancio in avanti nel delicato processo di avvicinamento dei cittadini alle istituzioni, ma la singolare matrice conservatrice del centrosinistra campobassano ha bocciato l’idea, facendo emergere la peggiore interpretazione della democrazia rappresentativa, secondo la quale, come più volte ribadito dai banchi della maggioranza, il rapporto diretto del cittadino con i propri amministratori, esautorerebbe il ruolo del consigliere comunale, unica figura, secondo la maggioranza Battista, legittimata a rappresentare l’elettore nell’assise civica di Palazzo San Giorgio.
Un concetto davvero distorto di democrazia, dove il cittadino nell’esprimere la preferenza verso un consigliere (e sappiamo bene con quali metodi ciò accade nella nostra città…) firma una delega in bianco per 5 anni al consigliere comunale che dovrà rappresentarlo facendosi portavoce delle proprie istanze; in pratica le basi per il sistema clientelare e “familistico” per cui il cittadino per poter essere rappresentato deve necessariamente avere un parente o un amico stretto che siede sui banchi del consiglio, altrimenti è tagliato fuori da ogni forma di accesso e partecipazione alla vita amministrativa.
Cosa spaventa la maggioranza “diversamente di centrosinistra” campobassana? Il signor Antonio che chiederà spiegazioni sul mancato avvio della raccolta differenziata? La signora Maria che chiederà di sapere se l’edificio scolastico dei propri figli è sicuro ed a norma di legge? La signora Lucia curiosa di sapere quando sarà completato il Terminal, piuttosto che il giovane Marco che chiederà informazioni sulle piste ciclabili e sulla mobilità sostenibile ?
Un’ amministrazione realmente volenterosa di “restituire la città” ai cittadini non dovrebbe certo avere timore di confrontarsi, anche perché un dibattito ricondotto nell’ambito di un contesto istituzionale quale il Consiglio Comunale, risulterà certamente di livello più elevato rispetto a quello della piazza o di un social network, così che la stessa amministrazione avrebbe a disposizione il migliore strumento per dare al “cittadino comune” quelle spiegazioni e quelle informazioni spesso del tutto sconosciute ai non “addetti ai lavori”.
Inoltre, nel relazionarsi direttamente con i cittadini, la stessa amministrazione potrebbe ricevere ed ascoltare le idee, le informazioni, le posizioni, le critiche, i suggerimenti, le istanze e le esperienze, al fine di elaborare delle politiche attente ai bisogni reali della cittadinanza, capire le priorità e i problemi di interesse pubblico e costruire quindi agende politiche, nonché programmare interventi concreti, capaci di soddisfare le esigenze della collettività.
Ancora una volta abbiamo dovuto registrare l’ottusità e la mancanza di coraggio di questa amministrazione sempre più attenta a “conservare” piuttosto che a “progredire”, sempre più autoreferenziale e sempre più presa dal risolvere le mille beghe interne dei tanti, troppi partitelli che la compongono piuttosto che dare risposte concrete e credibili alla cittadinanza.