È stata approvata nella seduta del 19 ottobre 2023, del Consiglio comunale di Campobasso la mozione presentata dal consigliere Corradino Guacci relativa alla realizzazione del progetto Pizzone II.
Questa estate la società Enel Green Power ha presentato un progetto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica per la dovuta valutazione di impatto ambientale. L’elaborato prevedeva la realizzazione di un nuovo impianto che andrebbe ad aumentare di trenta/quaranta volte la produzione di energia idro-elettrica già fornita dall’esistente centrale di Pizzone. Un intervento del costo di circa 600 milioni di euro, finanziato con fondi del PNRR, che intende realizzare una nuova installazione sotterranea con lo scavo di caverne e di chilometri di gallerie, con una serie di cantieri che porteranno all’abbattimento di una vasta superficie di foresta protetta che verrebbe così rasa al suolo.
Nell’intervento sarebbe prevista una mega galleria di ben dieci km – scavata nel cuore della montagna – che, con un diametro di sei metri, collegherebbe i due invasi di Castel San Vincenzo e della Montagna Spaccata consentendo a quest’ultimo di prelevare acqua dal primo invaso, immagazzinarla e utilizzarla al bisogno attraverso la caduta nelle condotte forzate che la porteranno nella nuova centrale. Il continuo travaso di acqua, da valle a monte e viceversa, provocherà sbalzi di livello da 5 fino a 18 metri, rendendo non più balneabili i due bacini ridotti a delle pozze fangose.
Sempre nelle previsioni progettuali, la durata dei cantieri viene stimata in cinque anni ma sappiamo tutti che in Italia, quando si parla di grandi opere, i tempi lievitano, raddoppiano, triplicano. Possiamo solo immaginare come in tutti questi anni la montagna di Pizzone, Pizzone stesso e Castel San Vincenzo, verranno attraversati giornalmente da decine e decine di camion impegnati a smaltire il milione di metri cubi di roccia che verrà estratto dalla montagna. Una nube di polveri provenienti dalle operazioni di estrazione, trasporto e stoccaggio, e di benzopirene rilasciato dai gas di scarico, avvolgerà l’Alta Valle del Volturno, lasciando alla fine un territorio devastato dal quale sarà stata cancellata ogni opportunità di sviluppo sostenibile.
Questo scempio potrebbe avvenire in un angolo incantevole della nostra regione dove insistono un Parco nazionale, siti naturalistici di importanza comunitaria, una fauna e una flora di eccezionale valore – pensiamo solo all’orso bruno marsicano, una sottospecie unica al mondo presente nel nostro appennino con una popolazione ridotta ad appena una cinquantina di esemplari -, e poi tanta Storia con la S maiuscola dal sito archeologico di San Vincenzo al Volturno -definito la Pompei monastica-, alle vicende del pittore eremita Charles Moulin, fino alla battaglia di Monte Marrone che, nel marzo del 1944, vide la nascita del Corpo italiano di liberazione, prologo al riscatto dell’intera penisola dal nazifascismo.
Tutto questo poi a vantaggio di chi? Quali i benefici che ricadrebbero sulla nostra regione che già produce quattro volte l’energia che consuma. È facile intuire che non ci sarà alcun ritorno economico per il Molise a fronte dei costi pagati dall’ambiente e dalle comunità. Le criticità legate alla distruzione degli ambienti naturali e al disturbo della fauna, all’integrità del regime delle acque siano esse superficiali che sotterranee e quindi di potenziale interesse idropotabile, per non parlare poi del concreto rischio sismico, siano motivazioni già del tutto significative e sufficienti a giustificare una netta opposizione al progetto. Tutto ciò rischia di passare in secondo piano, di essere solo la punta dell’iceberg, paradossalmente trascurabile rispetto all’enorme danno che potrebbe derivare alla salute umana.
A quanto si sa, né la Regione Molise, né il Ministero competente, sono oggi in grado di valutare gli effetti di un simile progetto sull’inquinamento dell’aria, non essendo disponibili, relativamente alla zona interessata, i dati relativi alla presenza di metalli, benzopirene e PM2,5, le cosiddette “polveri ultrafini o polveri killer” in grado di penetrare fino agli alveoli polmonari e forse entrare addirittura nella circolazione del sangue. Questo scenario paventa, sia durante il lavoro dei cantieri ma soprattutto nei decenni successivi, un disastro legato a uno sviluppo anomalo delle patologie tumorali e cardiocircolatorie.
Forse qualcuno avrà calcolato che l’altissimo Volturno sia un territorio poco popolato con gente poco reattiva, altrimenti non si giustificherebbe tanta impudenza. Tutti però ci siamo affacciati, almeno una volta, al belvedere di Castel San Vincenzo per ammirarne il lago, uno smeraldo incastonato sullo sfondo delle Mainarde. Se il progetto dovesse andare avanti, questo spettacolo potremo dimenticarlo.
È necessaria quindi una mobilitazione compatta per fermare un progetto che rischia di deturpare per sempre non solo un territorio prezioso del nostro Molise ma anche cancellare il futuro delle comunità, che negli ultimi anni grazie a quei giovani che sono rimasti a presidiare il territorio, stanno tentando di costruire con tenacia una economia locale basata su un turismo compatibile fondato sulla conservazione e la valorizzazione delle risorse naturali, paesaggistiche, storico-architettoniche, nonché delle tradizioni e tipicità locali.
È ora di dire basta a questi interventi di stampo neocoloniale e dimostrare che il Molise esiste e resiste, a partire dai vertici istituzionali fino agli amministratori del più piccolo comune molisano, tutti insieme uniti nella difesa della nostra terra.
Il Consiglio comunale di Campobasso, con l’approvazione della mozione, chiede alla Regione Molise e al Ministero di non proseguire nel procedimento autorizzatorio e di rigettare il progetto.