In quanti si stanno chiedendo che fine abbia fatto la questione dell’Ariston? Tante chiacchiere per nulla? Mentre qualcuno nel capoluogo sta addirittura aspettando una nuova apertura, a breve potrebbe arrivare quel che si definisce una doccia gelata perché in realtà si è in attesa dell’ennesima sentenza del TAR.
Quale novità? Oramai si sa che a Campobasso l’urbanistica la decide il tribunale amministrativo e anche questa volta dovremo accettare supinamente la sua decisione.
Questo, però, non avviene per caso. Come al solito rischia di rimetterci tutta la collettività per l’inadeguatezza di chi è bravo a parlare e a vendere fumo ma del tutto impreparato a gestire la cosa pubblica. Lo scenario che si prefigura è deludente: se il Comune avrà ragione dovremo sopportare di veder crollare pezzo per pezzo il tanto amato ex cinema teatro perché soluzioni credibili finora non se ne sono viste; se, al contrario, si dovesse riabilitare il progetto di riqualificazione presentato qualche mese fa potremmo subire oltre al danno la beffa di dover risarcire i ricorrenti.
Andiamo con ordine. La vicenda che riguarda l’Ariston sta vivendo in quest’ultimo periodo un momento delicato. La settimana scorsa, davanti ai giudici amministrativi, si è discusso il ricorso che dovrà dirimere il contenzioso tra più parti impegnate a tutelare i propri interessi. La sentenza sarà disponibile fra qualche tempo ed è molto attesa in quanto principalmente si tratta di capire se il Comune agì nel modo corretto quando si espresse negativamente in merito al progetto di edificazione presentato dai proprietari della struttura unitamente alla ditta che avrebbe dovuto eseguire i lavori. È un fatto molto importante perché, se malauguratamente questi ultimi dovessero avere la meglio, la città si troverebbe ad incassare un duplice colpo: perderà definitivamente l’Ariston come i cittadini di Campobasso lo ricordano e si paventerebbe un legittimo risarcimento danni milionario.
Già in passato il MoVimento 5 Stelle Campobasso si è schierato apertamente circa la volontà politica di porre in essere ogni azione utile alla conservazione dell’ex cinema e per questo si è pressato molto sia il sindaco che l’assessore all’urbanistica, Bibiana Chierchia, affinché si producessero atti amministrativi che dimostrassero tale intenzione. E se da un lato l’avvio della procedura per l’apposizione del vincolo da parte della Soprintendenza potrebbe non bastare per raggiungere l’obiettivo, dall’altra appare chiaro che, ancora una volta come già da dieci anni a questa parte, la politica riguardo all’Ariston è capace di creare solo false speranze, spacciando le chiacchiere per concretezza. Lo si è appreso definitivamente quando a marzo è stata presentata dal movimento una seconda interrogazione sull’argomento. A tal proposito, in Consiglio comunale, l’assessore dichiarava: “Confermo a nome mio, della maggioranza e del sindaco quella intenzione di poter restaurare, ristrutturare quell’edificio con la finalità della ‘Casa della cultura e dell’integrazione’ ”. Peccato che, come è emerso a seguito di un successivo accesso agli atti utile a verificare quali atti fossero stati prodotti finora, non c’è assolutamente nulla. Non c’è uno straccio di documento che attesti la reale volontà di salvare la struttura. Soltanto conversazioni informali e fantomatiche email il cui riscontro, tra l’altro, andrebbe tutto verificato. È la solita storia: si rimanda sempre in attesa che qualcosa succeda o, nella migliore delle ipotesi, trascorra abbastanza tempo per scaricare sull’amministrazione successiva le preoccupazioni. Purtroppo, però, tale inerzia potrebbe costarci cara questa volta. Per notizia, l’operazione vale una decina di milioni di euro tra acquisto e ristrutturazione, senza considerare la gestione che pure non è da sottovalutare. Si pensi, ad esempio, alle recenti difficoltà incontrate per la biblioteca “Albino”. La prof.sa Chierchia si è data un gran da fare nel rilasciare dichiarazioni, interviste e comunicati stampa. Se avesse dedicato altrettanto impegno per salvare l’Ariston forse oggi avremmo ottenuto qualche risultato in più. Il punto è che sui social network e in città c’è davvero molto interesse e temiamo che sia questo il vero motivo per cui ci si affanni tanto, avendo cura però di non parlare chiaro. Altrimenti si dovrebbe ammettere che non si è stati in grado di reperire risorse sufficienti e che non si potrà impedire ancora per molto il cambio di destinazione d’uso dell’area. Anche l’idea dell’azionariato popolare, sebbene susciti un certo scetticismo vista la somma di cui si parla e le pregresse esperienze dello stesso tipo in città, se si fosse voluto promuovere ci si sarebbe dovuti già attivare da tempo, previa verifica della disponibilità a trattare da parte della proprietà che, invece, ci risulta abbia già degli accordi firmati davanti al notaio con l’impresa GPE Group.
Ai cittadini bisogna avere il coraggio di raccontare la verità e la verità pare essere che a tutti i livelli istituzionali nessuno ha davvero intenzione di fare uno sforzo così grande. Le condizioni si fanno sempre più complicate e si continua ad illudere le persone. Questa situazione non giova a nessuno, in effetti, tranne che a quegli imprenditori che hanno case invendute, soprattutto al centro, e che finora hanno oggettivamente guadagnato tempo per piazzarle prima che un nuovo edificio residenziale vada ulteriormente a saturare il mercato già in evidente crisi.