Un’amministrazione comunale degna di questo nome dovrebbe gestire, con il ruolo egemone che le compete, tutti i processi che determinano lo sviluppo e l’evoluzione degli spazi urbani cittadini. Questo, come facilmente riscontrabile, non accade certo a Campobasso, dove l’amministrazione spesso subisce, volente o nolente, scelte e decisioni che provengono da fuori del palazzo di città, spesso in palese contrasto con norme e regolamenti vigenti ed il più delle volte con ripercussioni molto negative per l’assetto urbano della città.
L’ultimo dei casi, solo apparentemente marginale, che dimostra palesemente l’impotenza dell’amministrazione nonchè la totale mancanza di governo e controllo dei processi, è avvenuto nell’area di Parco dei Pini, in occasione della recente apertura di un grosso magazzino in via Guerrizio (traversa via Insorti d’ungheria).
L’attività, che impiega una superfice lorda totale do oltre 1500 mq, è stata avviata, a fine dello scorso anno, a seguito di un cambio di destinazione d’uso di un ampio locale seminterrato; come da vigenti disposizioni, i titolari, oltre a corrispondere i dovuti oneri di urbanizzazione e fornire le necessarie aree di parcheggio, sono tenuti a dotare la struttura di una serie di “standard urbanistici”, alcuni riguardanti il settore proprio dell’”urbanistica”, altri quello delle “attività produttive”.
A stabilire i dettagli di questi obblighi da parte dei privati proponenti, ci sono diverse leggi nazionali e regionali, puntualmente mutuate da uno specifico piano comunale (Piano di localizzazione delle medie e grandi strutture di vendita e Standard Urbanistici delle attività commerciali al dettaglio su aree private in sede fissa) che prescrive, tra l’altro, che ogni struttura di vendita, media o grande, deve dotarsi di “standard minimi riservati ad attività collettive e/o verde pubblico”.
Nella fattispecie, l’attività in questione avrebbe dovuto dotarsi di un’ampia superficie, circa 350 mq, da destinare ad attività collettive e/o verde pubblico, con sistemazione dell’area con panchine, aree attrezzate al gioco per bambini, prato, alberature, ecc… Inoltre, un aspetto preminente che il regolamento stabilisce, è che l’autorizzazione per l’apertura dell’attività debba essere rigorosamente subordinata al rispetto delle citate prescrizioni, quindi alla preventiva sistemazione dell’area.
A fronte dell’avvenuta apertura della struttura commerciale, risalente allo scorso anno, la sistemazione degli “standard” non c’è però mai stata: come e perché l’attività commerciale possa essere stata autorizzata ad aprire senza che alcuna area collettiva e/o verde pubblico venisse individuata ed attrezzata resta un mistero tutto da chiarire.
Ancora oggi, trascorsi diversi mesi dall’apertura, la proprietà della struttura non ha ancora ottemperato agli obblighi previsti; l’unico tentativo, maldestro, tardivo ed al di fuori della norma, è stato di recente avviato con l’individuazione di una porzione di terreno (nell’ambito della superficie fondiaria della lottizzazione in via Sant’Antonio dei Lazzari) del tutto estranea al contesto commerciale, costituita in gran parte da terreno di riporto da un’ adiacente demolizione, limitrofa ad una discarica abusiva, tanto impraticabile quanto inaccessibile, priva di qualsiasi arredo o servizio, recintata frettolosamente con paletti di ferro, rete da pollaio ed un rozzo cancello da cantiere.
Una vergognosa presa in giro perpetrata con il palese benestare dell’amministrazione, che non può certo soddisfare quanto prescritto dalla norma.
E’ evidente che solo la completa assenza (voluta?) di controlli può generare una tale anarchia e sfrontatezza da parte dei soggetti privati che, in nome del proprio esclusivo tornaconto, continuano indisturbati a fare il bello e cattivo tempo sul suolo cittadino, con la complicità di un’amministrazione dormiente che riesce a farsi passare tutto sotto il naso senza accorgersi di nulla.
Il competente assessorato, in questo caso quello alle “attività produttive”, intervenga rapidamente per verificare l’assoluta inadeguatezza dell’area in questione ed imporre ai soggetti proponenti l’intervento, la predisposizione di una vera area verde e/o ad uso collettivo degna di tale nome, anche valutando tute le azioni risarcitorie e di recupero per quanto fino ad oggi non realizzato nonostante espressamente previsto dalla norma.