Antenne e ripetitori sul castello Monforte: potrebbero essere tutte rigorosamente abusive, se abusivo può definirsi un impianto montato su un monumento storico senza alcuna autorizzazione, né del proprietario dello stabile (Comune), né della Soprintendenza ai beni paesaggistici e monumentali.
Ce ne stiamo occupando da anni, chiedendo, in ogni sede deputata, un rapporto dettagliato di tutte le installazioni presenti sul maniero cittadino, ma nessuna risposta è mai giunta dalla preposta struttura comunale.
Persino a seguito di formale istanza di accesso agli atti, gli uffici comunali dell’Urbanistica non sono stati in grado di fornire alcuna risposta, peraltro omettendo palesemente gli obblighi di legge che impongono, in ogni caso, una risposta al richiedente.
Quanto affermato, è emerso chiaramente anche da una recente Commissione Consiliare all’uopo convocata, alla presenza dell’Assessore e del dirigente al ramo, dove si è ufficialmente appreso che non esiste alcun carteggio, richiesta o autorizzazione agli atti del Comune, circa gli impianti di ricetrasmissione ancorati al monumento.
Come, quando e da chi siano stati montati, resta quindi un autentico mistero.
Ancora più paradossale il fatto che alcune delle antenne e dei ripetitori, sembrerebbero addirittura essere di pertinenza comunale, probabilmente per esigenze dei Vigili Urbani, della rete scolastica e della videosorveglianza; ma anche in questo caso non esiste uno straccio di documento, benché alcuni di questi impianti potrebbero essere stati montati molto recentemente.
Completamente estranea alla vicenda anche la Soprintendenza ai beni paesaggistici e monumentali, mai intervenuta nel merito, proprio per la carenza di istruttorie complete e regolari.
La procedura corretta, infatti, prevedrebbe che il Comune, dopo aver ricevuto una istanza da parte del soggetto privato o pubblico che sia, inoltri la pratica alla competente Soprintendenza, chiamata ad esprimere un parere vincolante ai fini del rilascio o del diniego dell’autorizzazione. La stessa Soprintendenza, dopo aver rispedito all’ente l’istruttoria corredata del parere, non essendo dotata di organi di controllo e vigilanza, demanda agli stessi enti che dovranno rilasciare l’autorizzazione (quindi al Comune), il compito di vigilare sul rispetto di norme ed eventuali prescrizioni.
Superfluo sottolineare che mai nessuna soprintendenza avrebbe potuto rilasciare un parere positivo rispetto all’installazione di impianti così impattanti e capaci di alterare e deturpare il decoro di un monumento storico.
Va da se che l’unica cosa limpida in questa vicenda, è che le antenne, i ripetitori, ganci, tiranti, staffe e le centinaia di metri di cavi, per gran parte disattivate ed abbandonate lì nel tempo a deturpare il decoro del castello, non hanno alcuna autorizzazione e legittimità e risultano quindi abusive.
Alla luce della gravissima situazione emersa, l’amministrazione ha ora il dovere di intervenire tempestivamente, con ogni utile strumento, per la bonifica del maniero, mediante la rimozione di ogni apparecchiatura illegale, ma anche disponendo una opportuna indagine finalizzata ad individuare i responsabili degli abusi e delle eventuali procedure, evidentemente un po’ troppo “snellite”, che hanno impropriamente ed illegittimamente autorizzato il montaggio degli impianti sul castello.
Con l’auspicio che , cercando bene tra i faldoni, qualche “pezzo di carta” prima o poi sbuchi fuori da qualche meandro di Palazzo San Giorgio, perché che qualcuno abbia preso la briga di andare a montare impianti sul castello senza che l’amministrazione ne sapesse nulla, ci sembra francamente un po’ troppo strano…..