E stata consegnata, in data 29 agosto 2018, la relazione conclusiva dello studio di vulnerabilità sismica relativo all’edificio scolastico “Scuola dell’Infanzia San Vito in via G.Jezza”, realizzato nell’ambito del Protocollo d’intesa tra l’Università degli studi del Molise e il Comune di Campobasso.
Ancora una volta gli esiti delle indagini, come si evince chiaramente dal capitolo conclusivo del fascicolo, evidenziano diverse e significative criticità strutturali, certamente tali da prospettare l’adozione di provvedimenti consequenziali.
Anche in questo caso, infatti, come già suggerito per altri plessi scolastici oggetto di analoghi studi di vulnerabilità, il team capeggiato dall’Ing. Callari prospetta l’adozione di due diverse soluzioni: in via ottimale l’abbattimento e la ricostruzione di un nuovo edificio o, in subordine e solo dopo un’accurata analisi costi/benefici, nonchè lo sviluppo di una serie di ulteriori indagini conoscitive sul sito in esame e sull’edificio, l’adozione di un programma di interventi strutturali mirati al miglioramento dell’edificio.
Quello che emerge dalla relazione è, in sostanza, lo stesso quadro già visto anche per buona parte dei plessi finora analizzati dal team dell’Unimol, ovvero quello di edifici non in linea con gli attuali standard e che, piuttosto che di interventi di miglioramento mai del tutto esaustivi, avrebbero bisogno in via preferenziale di essere abbattuti e ricostruiti in accordo con i più attuali standard di sicurezza, di efficienza energetica e di funzionalità.
Ma un ulteriore dato sconcertante che emerge relativamente all’edificio di via Jezza, peraltro riscontrato anche nel caso dell’asilo di via Verga, è il fatto che, benché l’edificio sia stato realizzato tra il 1984 ed il 1985, non si tenne conto, in fase di costruzione, delle nuove normative antisismiche introdotte nel 1981 (a seguito sisma Irpinia), giacché il progetto e le prime strutture risalgono alla fine degli anni 70 e quindi in linea con le normative tecniche dell’epoca, non sismiche, risalenti addirittura al 1971.
Non sorprende più di tanto, quindi, che nonostante l’edificio non sia certo tra i più datati in città, presenti criticità significative tali da influenzare negativamente la risposta sismica della struttura; tra queste vengono evidenziate l’irregolarità geometrica della stessa struttura, l’inadeguatezza delle armature , l’incertezza sulla resistenza del calcestruzzo, definita “inaccettabile” (non solo per le attuali normative, ma anche per quelle risalenti all’epoca della costruzione), l’incertezza circa l’idoneità dei terreni di fondazione, attesa l’indisponibilità di informazioni circa i dati geotecnici del sito.
Ne deriva che l’edificio in questione presenta un’elevata vulnerabilità con criticità strutturali in termini di valori gravemente deficitari degli indicatori di sicurezza.
Ci si aspetta adesso che l’amministrazione prenda atto del responso e decida quale delle soluzioni indicate dall’Unimol adottare.
Del resto gli studi di vulnerabilità commissionati all’Università per ben undici scuole cittadine avrebbero dovuto avere proprio questo compito, cioè definire le criticità e stabilire le strategie e le priorità di intervento per affrontare adeguatamente la delicatissima programmazione dell’edilizia scolastica cittadina.
Ma finora, anche laddove l’esito delle indagini è risultato netto e perentorio come nel caso di via Jezza, l’amministrazione, tra le due soluzioni prospettate, ha inspiegabilmente scelto di adottare la terza, cioè l’indifferenza e l’ignavia, ignorando di fatto l’esito delle stesse indagini che, avendo connotazione squisitamente tecnica, non può entrare nel merito delle scelte politiche da intraprendere, ma limitarsi ad individuare ed indicare all’amministrazione le strategie e le soluzioni da poter adottare, puntualmente messe nero su bianco, senza possibilità di ulteriori interpretazioni. In sostanza, se gli edifici vanno abbattuti e ricostruiti, oppure migliorati o adeguati sismicamente, l’amministrazione non può optare per non fare nulla, lasciando intere scolaresche in condizioni di scarsa sicurezza: tertium non datur….
Un esempio lampante è quanto accaduto per l’asilo di via Verga per il quale, nonostante l’esito non certo positivo delle indagini, nonché le soluzioni indicate dai tecnici (analoghe a quelle espresse per via Jezza), l’Amministrazione Comunale ha preferito adottare il più classico immobilismo che come unico risultato ha prodotto l’incremento della sensazione di incertezza e sfiducia tra i genitori degli alunni e la conseguente fuga di iscritti dalla struttura comunale, facendo di fatto venire meno per molti cittadini un importante servizio quale quello dell’unico asilo nido pubblico cittadino.