Sono tante, spesso troppe, le opere pubbliche incompiute, che negli anni d’oro della spesa pubblica hanno “invaso” il nostro Paese e non poteva essere da meno anche Campobasso. E’ il caso dell’auditorium fantasma costruito nell’ambito del piano di recupero d’iniziativa privata in Corso Bucci, intervento edilizio avente denominazione commerciale “città nella città”.
Pochi sanno, infatti, che la convenzione urbanistica sottoscritta dall’allora ditta Di Biase Mario ed il Comune di Campobasso, prevedeva, oltre la cessione di determinate aree, anche la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria, opere d’arte urbana e, appunto, un auditorium; tutte opere, queste, da cedere e/o realizzare in favore del Comune di Campobasso.
L’auditorium sorge nella parte confinante con il parcheggio dell’istituto commerciale L. Pilla di Campobasso ed è stato formalmente trasferito in proprietà all’Amministrazione, con rogito del 21/07/2011, allo stato grezzo ovvero la sola struttura in cemento armato, priva di ogni genere di impianto o accessorio, chiusa all’esterno mediante pannellature in legno.
Dal 2011, quindi, la struttura risulta abbandonata senza che mai si sia provveduto al suo completamento ed alla sua funzionalizzazione, nonostante l’iniziale tentativo di disfarsene mediante vendita all’incanto.
Ritenendo che una simile opera debba essere resa fruibile, vista l’inerzia della giunta Battista, abbiamo depositato una mozione, da discutersi nel prossimo consiglio comunale, che impegna l’Amministrazione a rendere funzionale la struttura mediante l’adozione di un avviso pubblico per l’acquisizione di manifestazioni di interesse, manifestazioni che prevedano anche l’affidamento della gestione, garantendo condizioni vantaggiose al futuro gestore, anche con una eventuale compartecipazione del Comune agli oneri di completamento.
Riteniamo, infatti, che il comune possa trovare le risorse stralciando opere pubbliche già programmate ma di dubbia utilità in questo momento storico come, ad esempio, la sopraelevazione della sede stradale davanti al palazzo di città per unirla a villa Musenga.
Ci auguriamo prevalga il buon senso e che presto si possa restituire alla cittadinanza un’opera di interesse sociale non secondario, da riempire di contenuti culturali di cui questa città sente tanto il bisogno.
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