Dopo la colata d’asfalto che ha circondato la nuova scuola di via S. Antonio dei Lazzari, tantissimi ci hanno chiesto “chi ha mai potuto concepire un simile scempio?” …. Abbiamo finalmente la risposta: la giunta del Sindaco Battista. Già, perché il progetto originario (risalente all’amministrazione Di Bartolomeo), benché lacunoso in diversi aspetti, per la sistemazione esterna della scuola aveva previsto, così come accade più o meno in tutto il mondo, per la maggior parte dello spazio esterno disponibile, una sistemazione a verde, con camminamenti, piazzole, qualche posto auto (si suppone per servizi e disabili) e solo una fascia perimetrale dell’edificio pavimentata ad asfalto.
Ma l’amministrazione Battista, con delibera n. 75 del 14 aprile 2016, approvava la seconda perizia di variante “migliorativa e suppletiva“ con la quale veniva misteriosamente sostituita la precedente planimetria della sistemazione esterna, con una nuova e diversa, più scarna e difficilmente comprensibile data anche l’assenza della prevista “legenda” da cui dovrebbero comprendersi tutti gli elementi architettonici, che prevedeva l’azzeramento delle aree sistemate a verde per lasciare posto al nulla, ovvero l’asfalto.
Cosa ancor più grave, è l’assenza di uno straccio di motivazione a giustificazione di tale scelta. Le perizie di varianti, infatti, devono essere sempre accompagnate da relazioni tecniche che giustificano e motivano le varianti progettuali; nella fattispecie, viene citato esclusivamente l’ottimizzazione dell’impianto energetico e di riscaldamento, quindi assolutamente nulla a che vedere con la rimodulazione degli spazi esterni. Il tutto alla “modica cifra” di circa 65.000 euro di aumento dell’importo dei lavori.
Una scelta, quindi, del tutto ingiustificata ed ingiustificabile, che certamente non può essere definita “migliorativa” come invece affermato nella citata relazione. Del resto è innegabile che la modifica abbia peggiorato l’intero edificio, privandolo di spazi didatticamente indispensabili, soprattutto per le finalità delle scuole dell’infanzia e primarie, quei concetti di scuole “moderne ed innovative” spesso richiamati anche nei recenti convegni organizzati dalla stessa amministrazione che dimostra però che tra le buone intenzioni sbandierate a suon di slogan e la realtà, c’è una distanza abissale.
Appare quindi evidente che la scelta di asfaltare tutto è stata dettata da altri fattori: sia quello della tempistica, ma col rammarico che se il cantiere non fosse stato fermo e chiuso per quasi un anno (giugno 2015/marzo 2016) non ci sarebbe stato bisogno di fare nessuna corsa contro il tempo, sia quello dell’esigenza di raggranellare economie, evidentemente per compensare e sanare i diversi adeguamenti che si sono resi necessari a causa della progettazione non proprio in linea con le normative vigenti. Senza dimenticare che gli errori progettuali, e ne sono stati fatti, non potrebbero essere sanati dalle perizie di varianti, ma dovrebbero ricadere sulla responsabilità diretta del progettista. Invece si ricorre ancora una volta alle perizie di varianti sia per sanare sviste ed omissioni progettuali, sia per rosicchiare quelle risorse a disposizione dell’amministrazione derivanti dalle economie di gara, una strana e consolidata consuetudine tutta campobassana
Risulta infine ancor più anomalo che la ditta esecutrice, appena qualche settimana fa, si sia anche offerta di fornire “gratuitamente” all’amministrazione le tanto discusse indagini geologiche che, in ossequio alle normative vigenti, sarebbero dovute essere commissionate dall’amministrazione e non dalla stessa ditta esecutrice dell’opera.
La pessima evoluzione di questa vicenda rivela tutte le ombre e le stranezze che da sempre si celano, nel silenzio e nel torpore generale, dietro la gestione degli appalti pubblici cittadini, mai in linea con tempi, modi e costi preventivati, ma sempre occasione di sperperi, ritardi e gestioni un po’ troppo “casarecce” e poco trasparenti, sulle quali è giunto il momento di cominciare a fare luce.